Tag: uvetta

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Mele ripiene al forno con cannella

Mele ripiene al forno con cannella

Mele ripiene al forno con cannella.

Qualche tempo fa vi parlavo del circolo vizioso degli ingredienti per chi fotografa cibo.

Quello per cui ho bisogno di mele per la ricetta, poi di altre per il set, quindi mi avanzano le mele, e che ci faccio con ste mele?, un’altra ricetta, allora ho bisogno di altre mele per il set, e così all’infinito.

Mi ha fatto ridere un amico di vecchia data, di quelli con cui non ti frequenti ma hai fatto le scuole medie insieme, nei primi anni ’90 quando la vita era bellissima e noi pieni di futuro, uno di quelli con cui facevo gang. Mi risponde: falle cotte, così ti togli il pensiero.

Il pragmatismo, i numeri e il sarcasmo lo hanno sempre contraddistinto.

Ora, io non è che vada proprio proprio d’accordissimo con le mele cotte, che associo a location ospedaliere o status di malattia, ma da quando la mia mamma le fa con uvetta, frutta secca e spezie le ho rivalutate.

Lei in pentola e fatte a pezzi, io le devo rendere più instagrammabili quindi sono diventate ripiene e in forno. 

E se avete il levatorsoli le preparate tipo in 5 minuti netti!

MELE RIPIENE AL FORNO CON CANNELLA

Preparazione: 10 minuti     Cottura: 40 minuti     Dosi: 4 porzioni

 

Ingredienti:

  • 4 mele (per me mele Gala)
  • 40 g di uvetta
  • 50 g di frutta secca (io noci e mandorle, ma anche pinoli e nocciole)
  • 50 g di pan grattato o pane raffermo sbriciolato
  •  1 cucchiaino di cannella
  • 40 g di zucchero di canna 
  • due pizzichi di sale
  • 1 rametto di rosmarino – facoltativo, ma a me piace!
  • 80 ml di vino bianco
  • scorza e succo di un’arancia

 

Preparare questo dessert è davvero semplicissimo, in più se avete il levatorsoli farete davvero velocissimo: se non lo avete acquistatelo, vi lascio qui il link diretto del mio shop amazon, vi assicuro che è una di quelle cose che non sai quanto sono utili finché non ce le hai!

lavate e asciugate le mele, togliete il picciolo e rimuovete il torsolo centrale. Buttate via questi scarti e – sempre col levatorsolo – allargate un po’ il foro centrale in modo che sia capiente per la farcitura e inserite questi “scarti” di polpa in una bacinella, dopo averli sminuzzati a coltello.

Nella stessa bacinella inserite anche  l’uvetta, il pangrattato o pane raffermo tritato, lo zucchero, il sale la cannella e la frutta secca sminuzzata a coltello grossolanamente. Se vi piace, aggiungete anche del rosmarino tritato.

Grattugiate la scorza dell’arancia e unitela al composto, mescolatelo per amalgamare la farcia. Spremete il succo e tenete da parte.

Tagliate la sommità delle mele realizzando il “cappellino” , più o meno il quarto superiore della mela.

Sistemate le 4 mele in una tortiera di ceramica o uno stampo non ad anello – per evitare che i succhi escano dalle giunture della cerniera – e inserite la farcia all’interno del foro, pressandola leggermente sul fondo in modo che la cavità si riempia bene.

Adagiate il cappellino sulla farcia, mescolate il vino con il succo di arancia e versatelo tutto irrorando le mele.

Cuocete a 170° circa 30-40 minuti, coprendo le mele con un foglio di alluminio adagiato in superficie, in modo che non si brucino troppo.

Quando saranno cotte, lasciatele freddare e controllate la consistenza del succo: se risultasse troppo liquido, potrete inserirlo in una casseruola lasciandolo ritirare con un cucchiaio di zucchero o di miele, quanto basta per poi glassare le mele.

Servite tiepide o anche fredde.

I miei consigli:

  • Aumentando un po’ il quantitativo di liquido si possono fare anche in padella, anche se il risultato finale somiglierà più a delle mele lessate: quelle inforno mantengono la forma e la cremosità che a me piacciono! Potrete prepararle alla prima occasione in cui accendete il forno, conservandole eventualmente anche un paio di giorno in frigorifero ben sigillate in un contenitore ermetico.
  • Questo dessert sarebbe perfetto servite con panna semimontata o crema inglese, se volete trovate la ricetta qua!
  • Per altre ricette con questo frutto, date un occhio qui!
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L’ho sempre amato molto. Mi ricordo che me lo comprava la nonna, quell’unica volta all’anno – il Giovedì Santo – e arrivava sempre un po’ spiaccicato in una bustina di carta bianca o marroncina, era un prodotto del forno, non di pasticceria.

Mi piaceva già l’odore ad aprire il sacchetto, dolce ma aromatico, si sentiva il profumo dello zucchero dello sciroppo di cui era coperto, del “ramerino” – che in dialetto fiorentino è il rosmarino – e quella fragranza di pane inconfondibile. Ero capace di mangiarne anche due di fila se c’erano, senza soluzione di continuità, perché non era né abbastanza dolce da stuccare né troppo insapore da avanzarne, e quello che mi portava avanti, boccone dopo boccone, erano quei chicchi di uvetta zibibbo, così cicciuti e saporiti che esplodevano in ogni morso di profumato panino.

Eh si, perché in fin dei conti di pane si tratta, in origine le massaie fiorentine di una volta Continue reading Pan di ramerino

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